🚴♂️ “A Londra ma… in bici!” – Un Viaggio Incredibile, Un Libro da Vivere 📚
Lieta di presentarvi un libro di cui mi sono presa cura, “A Londra ma… in bici!”. Un racconto nato dal desiderio profondo di condividere un’esperienza straordinaria e una filosofia di vita che ha cambiato il modo di vedere il mondo a tutte e tutti coloro che lo hanno letto. 🚴♂️
La bici, come la scrittura, è un’attività introspettiva, un viaggio nel profondo di noi stessi. Mentre l’autore pedalava verso Londra, ha affrontato e superato sfide mentali, fisiche e organizzative che hanno reso questo viaggio non solo un’avventura ma una vera e propria lezione di vita. Ha capito che, con la giusta determinazione, perseveranza e costanza, ogni sogno può diventare realtà. 🌍
L’ obiettivo di questo libro? Ispirare anche un solo lettore a credere che tutto è possibile, anche ciò che sembra impensabile. Se questo messaggio ti ha toccato, ti invito a fare un passo in più: scopri il libro, immergiti nelle pagine e, perché no, inizia a pedalare verso i tuoi sogni.
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H.EDDA Scrittura e Marketing
La tua storia da rivelare ha il mio impegno comunicativo
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NTERVISTA ALL’AUTORE DOMENICO ROMANO
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ENTREVUE A DOMENICO ROMANO UN CICLOVIAGGIATORE CHE SUPERA SE STESSO
ENTREVUE a Domenico Romano
Un cicloviaggiatore che supera se stesso attraverso sfide potenti e libere.
Intervista a Domenico Romano. Scrittore di viaggi tra scoperte e introspezione
Redattrice H.Edda Cacchioni
Inizio l’intervista con una domanda che può sembrare banale tuttavia racchiude una scelta di vita, che vedremo più avanti. Quando hai iniziato ad andare in bicicletta?
Questa è una domanda difficile non per la domanda in se ma per la mia memoria, non ho infatti ricordi ben definiti del quando ma ti posso assicurare che a sentire i miei genitori ho iniziato presto. D’altronde per noi ragazzi non più giovani le fonti di divertimento erano poche (non essendoci play station e aggeggi vari) e quasi sempre finalizzati a un pallone e a una bicicletta. Sicuramente all’età di una decina di anni ricordo mio padre che ogni domenica mi portava in villa con la sua 600, immancabile la Graziella rossa sopra il portabagagli della macchina. All’età adolescenziale ricordo nitidamente la mia prima bici nuova regalata per la promozione, era una bici azzurra con il cambio sul tubo, la mia più grande recriminazione è quella di averla buttata perché non avevo spazio dove conservarla . Le due ruote avevano abbandonato per un po’ la mia vita per poi riaffacciarsi prepotentemente una decina di anni fa, prima come attività sportiva (visto che era diventato difficile, per via del lavoro, organizzare le consuete partite di calcetto o di tennis) e poi come fedele accompagnatrice durante i miei tanti viaggi. La naturale prosecuzione è stata quella di utilizzarla sempre più spesso e ad oggi la bicicletta è passata anche come mezzo di trasporto quotidiano a volte anche per andare al lavoro.
La pedalata durante l’allenamento è sempre rigenerante anche quelle più faticose. Quale rapporto hai con le salite? Non intendo il rapporto del cambio di marcia né!
Io ho un mio particolare concetto con la fatica, più essa è forte più essa è rigenerante, forse non a livello fisico ma sicuramente a quello mentale. A chi non è capitato di affrontare una pedalata lunga o altamente faticosa e ritornare a casa stanchissimo ma con una soddisfazione mai sentita prima. È la salita d’altronde il vero banco di prova di chi si cimenta nella bicicletta. Ti racconto una cosa: spesso nelle salite mai fatte prima mi ritrovo a fissare la montagna che affronterò, non è uno sguardo di sfida ma di rispetto per un avversario che con la sua pendenza, con la fatica che pretenderà, con le sue insidie proverà a fermarmi. In quei casi nel momento in cui arrivo in cima la sensazione di vittoria che provo è difficile da raccontare. D’altronde gli appassionati di ciclismo non ricordano forse gli scatti in salita dei loro beniamini, anche le grandi corse d’altronde si sono decise in salita, come non ricordare Pantani o Nibali quando si alzano sui pedali e salutano il gruppone, come non gioire con loro in quei momenti? Personalmente la salita piace tantissimo e uno dei miei crucci e non aver avuto la possibilità di fare tutti i passi alpini, sto cercando di ovviare a questa deficienza organizzando per settembre prossimo un ”everesting”, una sorta di corsa non competitiva che è una sfida contro la salita, visto che senza dormire si dovrà totalizzare un dislivello positivo pari all’altezza dell’Everest e cioè 8840 mt
Secondo te per ovviare alle problematiche climatiche e al traffico, il futuro è la bici?
Non so se il futuro possa essere la bici, ma so che sicuramente la bici può e potrà contribuire ad alleviare la pressione che il nostro povero pianeta si ritrova ad affrontare. Io non ho voglia di entrare in calcoli astrusi, ma le ultime stime parlano di un risparmio di emissioni “importanti” che si possono ottenere percorrendo anche un singolo km in bici. Vedo per strada moltissime persone che utilizzano la macchina anche per le incombenze più semplici come ad esempio andare a fare la spesa o comprare il giornale, se tutte queste persone utilizzassero la bici pensa quale risparmio in termini di emissione ci sarebbe. Purtroppo spesso non solo i cittadini comuni ma anche gli esponenti politici si riempiono la bocca con la sostenibilità ambientale, ma poi costoro cosa fanno veramente per aiutare il pianeta? La risposta è scontata: Nulla! Le scuse che ho sentite sono migliaia ma di fatto tendono tutte a demonizzare l’utilizzo della bicicletta a favore degli automezzi a motore. Nell’ultimo lockdown il traffico veicolare si è ridotto di parecchio e questo ha giovato sicuramente all’ambiente, c’è miglior esempio di questo? Ormai a sentire molti scienziati non siamo più nella fase del “dovremmo agire” ma siamo arrivati nella fase “agiamo o sarà troppo tardi “e allora perché non lo facciamo???
Quindi se ne deduce che tu pratichi il bike to work. Ti trovi bene?
Quando posso si e il mio cruccio è che purtroppo spesso non posso. Lo scorso anno ad esempio sono andato a lavoro una sessantina di volte, tenendo conto che la mia distanza media (tra andata e ritorno) è di circa 30 chilometri ho pedalato in modalità B2W per circa 2000 km. Sopra ti dicevo che spesso non posso e questo si ricollega alla seconda parte della tua domanda. Purtroppo infatti la strada che mi porta al lavoro non è delle migliori è infatti su strada statale e spesso poco o male illuminata. Io di prassi lavoro con orari “strani” e onestamente viaggiare di notte in scarse condizioni di sicurezza non mi va. Purtroppo chi utilizza la bici sa benissimo che il ciclista a volte per gli automobilisti è invisibile e questo di fatto ti porta a rischiare la vita soprattutto di notte. Un altro appunto è relativo alla mancata attenzione della politica, le amministrazioni comunali in primis non fanno nulla per incentivare l’utilizzo della bici (anzi in alcuni casi la osteggiano), manca una programmazione di base che possa portare all’individuazione di percorsi sicuri, di ciclabili, di posti di ristoro. Ti faccio un esempio lampante, nella mia zona vi è una ferrovia dismessa che potrebbe portare alla creazione di una ciclabile protetta ma nessuna amministrazione comunale ha la voglia di spendere tempo e denaro, dovremmo domandarci perché…
Cicloturista e ciclista tuttavia io ti considero un cicloviaggiatore libero e leale, sei anche volontario. Quali sono le associazioni che ti stanno più a cuore?
Per il mio modo di essere tutte le associazioni di volontariato mi stanno a cuore. Alla mia età penso che il tempo sia la cosa più importante e qualsiasi volontario di fatto dedica il suo tempo ad una causa che egli crede giusta, e già solo per questo è meritevole di rispetto. Nello specifico io sono un volontario della Misericordia, ma sono molto vicino sia all’associazione donatori midollo osseo ADMO che ad una piccola associazione di volontariato nata per ricordare un bimbo scomparso a causa di una malattia La Fabrizio Ripa, tramite la referente locale cerco di dare inoltre la massima visibilità anche al CFU un’associazione che si occupa di far riconoscere i diritti basilari agli ammalati di fibromialgia.
Come miglioreresti il volontariato?
Il volontariato secondo me deve aprirsi ai giovani e cercar di dare risposte nuove ai temi di aggregazione, che forse la società civile non riesce più a fornire. La mia visione è quella di far cumulare la gioia del far del bene a una volontà aggregativa che può portare solamente del bene alla società civile. Non bisogna pensare che il volontario debba per forza di cose solamente far del bene o aiutare le persone in difficoltà, è volontariato anche fornire una possibilità di inclusione nella vita sociale ai tanti ragazzi che forse sono a volte troppo presi dai giochi virtuali. Noto con piacere che le serate a tema, le cene, a volte anche le gite di piacere stanno rientrando in tante associazioni, questi incontri “ludici” servono a cementare quello spirito di gruppo che è indispensabile in molteplici occasioni. Ci sono tantissimi volontari che vengono inoltre messi ai margini delle varie associazioni perché a volte queste si presentano chiuse all’interno di una struttura per nulla flessibile. Non si può pensare più al volontariato come un qualcosa fine a se stesso ma secondo me si dovrebbe iniziare a pensare al volontariato come uno specchio della società, flessibile, aperta e soprattutto inclusiva delle tante sfaccettature sociali che ormai anche in Italia fanno parte della società civile.
Se dovessi consigliare sia il volontariato sia i cicloviaggi dove propenderesti di più?
Perché devo scegliere? Le due cose possono coesistere benissimo, si può fare volontariato in bici e si può viaggiare parlando di volontariato. Ti faccio due esempi: durante il lockdown moltissimi sono stati i volontari che hanno effettuato una molteplicità di servizi utili alla collettività utilizzando esclusivamente la bici, penso ad esempio a tutti coloro che portavano le medicine agli anziani, o che facevano la spesa per le famiglie che non riuscivano a lasciare le proprie abitazioni. Di contro anche viaggiando si può fare volontariato qui sfrutto il mio ultimo viaggio A Londra ma…in bici. Io per scelta sono partito portando i loghi di quattro associazioni di volontariato (la Misericordia, l’ADMO, la Fabrizio Ripa e il CFU) in ogni luogo in cui mi sono fermato ho parlato della funzione delle associazioni, in ogni intervista ho cercato di pubblicizzare le loro meritorie attività e a sentire il ritorno mediatico credo un pochino di esserci riuscito. Un altro esempio è quello legato a un mio amico, egli si è salvato grazie alla donazione di midollo osseo, da allora si spende per l’ADMO e lo fa in sempre in bici, giusto per capirci ha portato con la sua bike la bandiera dell’ADMO niente di meno che sull’Everest. Questo per dire che il connubio bici-volontariato è sempre fattibile, serve solo la volontà di portarlo avanti.
Quali sono i valori che porti con te durante i cicloviaggi oppure nei semplici ”giri” in bicicletta?
Credo gli stessi valori che cerco di instillare nei miei figli. Rispetto, lealtà e coraggio nell’affrontare la vita. Credo infatti che è impossibile scindere la bicicletta da quello che si pensa realmente, d’altronde essa è una vera e propria palestra di vita. La bici insegna che nulla può essere lasciato al caso, che bisogna avere rispetto verso gli altri utenti (siano essi pedoni o automobilisti) a tal proposito ho lanciato una campagna chiamata “CONDIVIDI LA STRADA” che punta ad ottenere il rispetto per i tanti ciclisti che affollano le nostre strade. Andando in bici ci vuole il coraggio di affrontare ogni situazione e la lealtà nel non barare (d’altronde la bici se sei sleale non perdona). Queste cose possono essere ottenute solamente con la perseveranza, con la costanza e la determinazione, facci caso tre parole che servono anche nella vita reale. Ci potrebbe essere d’altronde successo senza queste tre qualità?
Raccontaci del tuo viaggio di tremila km da cui ne è scaturito il libro A Londra ma… in bici!
Potrei rispondere semplicemente con una frase: 3000 chilometri di esperienze infinite. Anche perché sarebbe impossibile raccontare tutto ciò che mi è successo in poche righe. Ti posso dire che il viaggio è nato per una scommessa con mio figlio e si è trasformato in un qualcosa di bellissimo e unico (come tutti i viaggi). D’altronde in 3000 km pedalati in 31giorni mi è successo di tutto di più, sono entrato in autostrada ma ho anche dormito in un castello o in una carrozza ferroviaria degli anni 30, ho mangiato in mezzo alla strada ma anche in ristoranti di classe, ho parlato con professori, contadini ma anche con l’ambasciatore italiano a Londra, insomma tutte cose che resteranno indelebili nella mia memoria. Ho incontrato gente bellissima e soprattutto ho attraversato tutta la nostra bellissima Italia, un paese che con le sue infinite sfaccettature fornisce sempre nuove conoscenze in tutti i campi Quello che mi è rimasto però più impresso è che nulla se veramente voluto è impossibile da realizzare, si potranno perdere giorni, mesi o anni ma prima o dopo i sogni, perché per me un viaggio di tale fattura era un sogno, si riescono a compiere, e quando ciò accade la soddisfazione è veramente immensa
Perché il desiderio di mettere nero su bianco. Perché un volume?
Al ritorno ho sentito forte il desiderio di pubblicizzare questo nuovo modo di viaggiare che per alcuni ha dell’incredibile ma che per me è stato incredibilmente bello. Non si può capire il piacere infatti che ho provato a rapportarmi con le difficoltà organizzative e superarle, delle difficoltà mentali e fisiche durante il viaggio e superarle, e delle difficoltà insite che ogni grande viaggio porta con se e superarle. Mentre pedalavo pensavo a come avrei potuto fare per cercare di instillare questa nuova filosofia di vita, perché proprio di una nuova filosofia di vita si tratta, a tutti i miei amici, e credo che la giusta strada sia quella di scrivere le proprie emozioni nero su bianco. D’altronde se ci rifletti sia la bici che la lettura sono delle attività estremamente introspettive, a volte quasi legate tra di esse. Leggere equivale a sognare, ma anche pedalare e scoprire nuovi posti e gente nuova a volte è un sogno e allora mi son detto perché non unire queste due cose. Spero poi che con la lettura del mio libro qualcuno possa prendere in considerazione l’idea che tutto è possibile, anche la cosa più impensabile e improponibile. Il mio obiettivo convincere anche un solo lettore a utilizzare la bici per più tempo, secondo te ci riuscirò?
Quale messaggio hai sentito di dare con A Londra ma… in bici!?
Che con la giusta determinazione, con la perseveranza e con la costanza tutto nella vita si può raggiungere. Il mio è un concetto ampio ma vi è successo nella vita senza queste tre cose? Non importa se l’obiettivo è un nove in matematica o una vita agiata, se è una bici nuova o un corso di fotografia, tutto ruota attorno al piacere di mettersi in gioco e inseguire il proprio obiettivo, la bici in questo è una vera e propria palestra. Nella vita come in un viaggio incredibile come quello che ho fatto io ci sono una miriade di problemi e difficoltà da superare, ma riuscire a farlo porta solamente gioia. Non importa quanta fatica ci voglia ma se si ha un sogno questo va trasformato in obiettivo e se si ha un obiettivo si dovrà far di tutto per raggiungerlo. In fondo la scrittura del mio libro è un ulteriore esempio di ciò che ho appena detto, io non sono certo uno scrittore ma sentivo forte il bisogno di veicolare questa mia filosofia e allora perché non “lavorare” (che poi più che un lavoro è stato un divertimento) per cercare di raggiungere più persone possibili?
Hai in mente un nuovo obiettivo, un viaggio un libro da realizzare?
Per risponderti cito mia moglie che pensa che la mia mente non si ferma un attimo. Di sogni ne ho tanti, dall’arrivare a capo nord in bici o veicolare la filosofia di condivisione della strada e del rispetto reciproco per chi utilizza le rotabili del nostro bellissimo paese, dal cercare di aiutare chi si affaccia al bellissimo mondo del cicloturismo magari per la prima volta fino a girare ogni angolo del nostro belpaese. E siccome i sogni vanno coronati ti posso assicurare che ci sto “lavorando” su. Ad esempio nell’ultimo anno ho lanciato una campagna per attenzionare la sicurezza del ciclista con la creazione di una serie di adesivi e magliette che chiedono la “condivisione della strada” (presto altri gadget saranno pronti per la distribuzione e giova sottolineare che essa è totalmente gratuita, spese escluse), credo poi che Covid permettendo il 2022 mi vedrà partecipare ad una gara non competitiva che partendo da Desenzano mi porterà a capo Nord, anche questo sarà un modo per testare la mia voglia di pedalare e la mia tenuta mentale e fisica, visto che capo nord è veramente molto ma molto lontano. Poi ultimamente mi sta venendo la voglia di scrivere qualcosa per i cicloturisti che si affacciano al mondo dei viaggi, io avevo miliardi di dubbi quindi il mio pensiero è quello di cercare di rispondere a chi ha la paura di mettersi in gioco. Per non farmi mancare nulla con un amico stiamo cercando di organizzare dei tour per la nostra magnifica Sicilia, vedo (e ospito) decine di cicloturisti stranieri e mi domando perché non aiutare gli italiani a visitare posti come Palermo, Agrigento, Sciacca, Noto, le isole Eolie. Insomma tanta carne al fuoco, un fuoco che per me rimane sempre acceso
Domenico ti ringrazio per l’intervista che mi hai concesso e un grazie anche dai lettori.
Un ultima domanda, dove è possibile contattarti?
Sono estremamente social perciò sono presente sia su Facebook (domenico romano o gruppo bicicletta a trecentosessanta gradi) sia su instagram (nick Doroman), curo inoltre i miei siti
www.domenicoromano.it
WWW.CONDIVIDILASTRADA.IT
Ultimamente sono sbarcato anche su telegram creando un gruppo (bici360), ma il posto dove amo stare è sicuramente la strada, magari in sella ad una bici…
Mentre aspettiamo il tuo prossimo viaggio scopriamo A Londra… ma in bici!
dal Il Potere dell’Eccellenzablog