Intervista a Stefano Ferri

Buongiorno Stefano, grazie per aver accettato il mio invito. Vorrei iniziare con una domanda a cui sono particolamente interessata, cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo giornalistico?

Stefano Ferri: Buongiorno Edda, grazie a te per l’invito. La mia passione per il giornalismo è iniziata da giovane, anche se è sempre stata una passione latente. Non era un fuoco ardente, in parte perché mi conoscevo molto poco all’epoca. La mia vita, come quella di molti altri, è un intreccio di esperienze e il lavoro ne è solo una parte. Ho diretto un mensile per quattro anni e mezzo e ho vinto due premi nazionali per il giornalismo specializzato. Tuttavia, la mia esperienza nel giornalismo è stata influenzata anche dal mio percorso personale di auto-scoperta e accettazione.

Hai menzionato di essere diventato crossdresser a 36 anni. Puoi dirci di più su questa esperienza e su come ha influenzato la tua carriera?

Stefano Ferri: Certamente. Diventare crossdresser è stato un passo importante nella mia vita, anche se è qualcosa che sentivo dentro di me da molto tempo. Questo desiderio repressi per molti anni ha avuto un impatto significativo sulla mia carriera. Essere un uomo che si veste con abiti tradizionalmente femminili ha creato delle difficoltà, specialmente in un ambiente lavorativo che non sempre accoglie la diversità. Nonostante le mie competenze giornalistiche, ho dovuto affrontare pregiudizi e discriminazioni.

Hai scritto un romanzo autobiografico intitolato “Crossdress.” Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro e qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere?

Stefano Ferri: Ho scritto “Crossdress” per condividere la mia esperienza personale e per dare voce a coloro che, come me, hanno vissuto una vita di repressione. Il libro non parla solo di me, ma anche di milioni di persone che vivono nascoste, incapaci di esprimere la loro vera identità. Voglio trasmettere il messaggio che la liberazione personale è possibile e che è fondamentale essere autentici con se stessi.

Parlando di società e di ruoli di genere, hai menzionato il concetto del “grande baratto” tra uomini e donne nel XVIII secolo. Puoi spiegare meglio questo concetto?

Stefano Ferri: Certo. Il “grande baratto” si riferisce a un accordo non scritto tra uomini e donne nel XVIII secolo, quando la macchina a vapore di James Watt ha trasformato radicalmente la società. Gli uomini hanno ceduto alle donne gli attributi della bellezza – parrucche, ciprie, abiti sgargianti – in cambio del potere economico e della carriera. Questo accordo ha permesso agli uomini di dominare l’economia, ma ha anche creato una rigida separazione dei ruoli di genere che ha limitato entrambi i sessi.

Hai parlato di come la società ha represso l’espressione della bellezza negli uomini e di come questo abbia influenzato la loro umanità. Puoi approfondire questo aspetto?

Stefano Ferri: Sì, la cessione della bellezza esteriore ha implicato anche una cessione della bellezza interiore per gli uomini. Dal XVIII secolo in poi, gli uomini hanno represso molte delle loro emozioni e della loro umanità, diventando succubi di un rigido modello di mascolinità. Questo ha creato una società in cui gli uomini non si sentono liberi di esprimere pienamente se stessi, sia esteriormente che interiormente.

La tua esperienza e il tuo libro hanno un forte impatto sociale. Come vedi il futuro dei diritti civili e dell’espressione di genere nella nostra società?

Stefano Ferri: Sono ottimista riguardo al futuro, grazie alla cosiddetta “generazione fluida” che sta crescendo con meno pregiudizi e con una maggiore consapevolezza delle diversità. Tuttavia, è necessario un cambiamento profondo e sistemico. La società deve accettare un cambiamento antropologico anche nel modo in cui vediamo e trattiamo i ruoli di genere. Solo così potremo avere una società più equa e libera.

Hai un messaggio finale che vorresti condividere con il nostro pubblico?

Stefano Ferri: Vorrei incoraggiare tutti a essere autentici e a esprimere ciò che sentono veramente. La nostra società deve andare oltre le convenzioni rigide e abbracciare la diversità in tutte le sue forme. Solo così potremo creare un mondo in cui ognuno possa sentirsi libero di essere se stesso, senza paura di giudizi o discriminazioni.

Grazie a Stefano Ferri per aver accettato l’invito Coffee Time un sorso di amicalità

Premi:

  • 2005 Premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d’affari
  • 2006 Premio Italia For Events per la stampa di settore

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