Intervista a Stefania Delendati di Superando.it

Intervista a Stefania Delendati di Superando.it

Domande a Stefania Delendati, direttrice di Superando.it
Intervistatrice Edda Cacchioni founder H.EDDA Scrittura e Marketing

Cosa l’ha ispirata a dedicarsi al mondo della scrittura e in particolare, a guidare Superando.it?
Il destino e il caso mi hanno portata a dedicarmi alla scrittura, anche se tutto è cominciato da una grande passione, nata ai tempi della scuola dell’obbligo. Si può dire che da quando ho imparato a scrivere, la scrittura è stata la mia valvola di sfogo, la modalità più affine a me per esprimermi. Per problemi di salute legati alla mia patologia genetica non ho potuto continuare gli studi dopo le medie, allora non c’era la possibilità di studiare da casa, non esistevano sistemi per collegarsi a distanza con la classe. Questo limite, tuttavia, ha aperto strade imprevedibili.

Ho letto tantissimo, di tutto, ho studiato informatica con un corso per corrispondenza, finché nel 1995 ho saputo che a Monza aveva aperto un’agenzia di stampa, HPress, che si occupava di sociale, cercavano persone con disabilità disposte a collaborare. Ho telefonato, con una buona dose di faccia tosta non avendo esperienza nel settore del giornalismo, ma sono stata fortunata, mi hanno dato fiducia e così è cominciato tutto. I diversi direttori e caporedattori con cui ho lavorato mi hanno insegnato tantissimo, hanno corretto i miei errori, mi hanno spronata a migliorare, a loro devo tutto. L’approdo a Superando, dopo molti anni di collaborazioni con diverse testate, è avvenuto nel 2013 e quest’anno sono diventata direttrice responsabile di questo giornale on-line.

Non sono stata “ispirata” a guidare Superando, ho accettato perché mi piace misurarmi con esperienze nuove che mi possono arricchire, ancora mi stupisco della fiducia che mi è stata accordata e che spero di meritare. Ce la sto mettendo tutta, anche stavolta sono affiancata da persone capaci e con più esperienza di me che mi supportano. Ci ascoltiamo e ci confrontiamo e questa penso sia la chiave per fare un buon lavoro di comunicazione.

In che modo Superando.it affronta le sfide della comunicazione inclusiva e quali strategie utilizza per raggiungere un pubblico più vasto?
Superando ha sempre puntato sulla centralità della persona. La persona con disabilità non è la sua patologia, non si identifica con i suoi problemi fisici, sensoriali o cognitivi, non è da compatire e compiangere. Gli uomini e le donne con disabilità sono persone, cittadini e cittadine con diritti e doveri. Nei nostri servizi giornalistici chiediamo il rispetto dei diritti, primo fra tutti quello di avere una vita dignitosa, il più possibile indipendente, il diritto alla salute e all’assistenza, il diritto di studiare in una scuola inclusiva e di avere un lavoro. Il diritto allo svago anche, perché ogni persona deve poter coltivare i suoi interessi e divertirsi.

Sull’altro piatto della bilancia dell’inclusione mettiamo i doveri, non tutto è dovuto, dicevamo che siamo cittadini e cittadine innanzitutto, quindi dobbiamo chiedere il sacrosanto rispetto dei nostri diritti ma dobbiamo anche rimboccarci le maniche, dimostrare con i fatti che possiamo dare un contributo significativo al progresso della società. Per questa ragione diamo ampio spazio alle notizie di progetti che vedono le persone con disabilità protagoniste e promotrici di iniziative in diversi settori, raccontiamo storie di vita vissuta senza indulgere sui toni pietistici che fanno parte di una narrazione stereotipata. In questo modo inseriamo la disabilità in un contesto di normalità, non più un argomento di nicchia, ma un tema che può interessare chiunque.

Anche perché, non dimentichiamolo, la disabilità non riguarda una ristretta cerchia di persone, non è sempre un problema “degli altri”, ma con il progressivo invecchiamento della popolazione tocca tutti e non bisogna pensare di esserne immuni.

Quali temi o problematiche emergenti ritiene siano particolarmente rilevanti nel panorama della disabilità oggi, e come Superando.it intende trattarli?
Vita indipendente, vale a dire costruire un percorso esistenziale autonomo, ancora un’utopia per la stragrande maggioranza delle persone con disabilità; dopo di noi, il destino quando viene a mancare il sostegno familiare che in Italia si fa carico dell’assistenza con pochi supporti pratici ed economici delle istituzioni; caregiver, ovvero chi si prende cura di una persona con disabilità, familiari stretti come dicevamo, quasi tutte donne che per assistere il congiunto devono lasciare il lavoro, figure fondamentali riconosciute dall’ordinamento italiano che tuttavia non ricevono le risorse necessarie per svolgere questo lavoro di grande valore sociale per il Paese.

Sono questi tre, a mio parere, i grandi temi che siamo chiamati ad affrontare e per ognuno di questi, ancora una volta, Superando veicola il messaggio ribadendo la centralità della persona che non deve subire interventi dall’alto ma essere coinvolta e messa nelle condizioni di poter esprimere i propri desideri, vedere soddisfatte le proprie esigenze specifiche. Alla base di tutto ci deve essere un ripensamento delle politiche di welfare, non più interpretate come un costo ma come un investimento per una società più giusta che non lascia indietro nessuno. 

Può condividere un esempio di iniziativa o progetto realizzato da Superando.it che ha avuto un impatto significativo sulla comunità?
Quando sono diventata direttrice, nel maggio di quest’anno, ho seguito la conclusione di un’iniziativa promossa dal direttore responsabile che mi ha preceduta, il caro Antonio Giuseppe Malafarina. I testi scolastici adottati da un istituto professionale che si occupa di formare operatori sociosanitari ed educatori avevano al loro interno termini obsoleti inerenti la disabilità, in un’ottica fuorviante prettamente medico-assistenzialistica.

Il professor Giuseppe Arconzo, docente di diritto costituzionale presso l’Università di Milano, e l’avvocata Elisabetta Rovatti, madre di un ragazzo che frequentava questa scuola, sostenuti dalla redazione di Superando, hanno chiesto alle case editrici la riscrittura di questi libri di testo che è stata effettuata, con la consulenza dello stesso professor Arconzo.

Ora, insieme ad alcuni collaboratori, stiamo informando sulla necessità di riformare la legge sull’amministrazione di sostegno, un istituto di tutela giuridica che sulla carta dovrebbe garantire l’autodeterminazione delle persone con disabilità, ma nella prassi è spesso applicato quale regime decisionale sostitutivo. Direi che queste due iniziative racchiudono gli obiettivi che si prefigge la nostra testata: partire da una corretta comunicazione sulla disabilità per arrivare a cambiare la cultura e far sì che le normative siano davvero inclusive.

Quali consigli darebbe a chi desidera intraprendere una carriera nel giornalismo sociale e nella comunicazione inclusiva?
È una domanda difficile, non penso esista una “ricetta” valida per tutti e tutte. Ognuno segue la sua strada, prende le sue decisioni in base alla personalità, alle possibilità, all’ambiente in cui si trova. Se penso a quanto accaduto a me che faccio questo lavoro senza un particolare titolo di studio, posso affermare che la fortuna nel mio caso ha giocato un ruolo decisivo!

In linea di massima, è importante la passione per la scrittura, la costante voglia di informarsi e restare aggiornati sulle tematiche sociali, soprattutto bisogna saper ascoltare i consigli dei professionisti della comunicazione più esperti, quelli che si occupano di disabilità da anni, leggere i loro articoli per capire come si parla in maniera corretta di questi argomenti, utilizzando le parole giuste. Si può imparare molto anche da chi comincia oggi a fare questo mestiere, c’è preparazione e freschezza di idee.

E quando ci si mette davanti alla tastiera e si comincia a scrivere, bisogna immaginare che dall’altra parte quel pezzo sarà letto da una persona che forse di disabilità sa poco o nulla, oppure inconsapevolmente ha dei pregiudizi, quindi è bene raccontare i fatti senza pietismo, senza far passare l’immagine del “disabile eroe”. Insomma, ancora una volta bisogna mettere al centro la persona, non la sua disabilità.

Un sentito ringraziamento va alla Direttrice Stefania Delendati di Superando.it per aver gentilmente accettato di concedermi questa intervista. La sua disponibilità e professionalità hanno reso possibile un dialogo arricchente, che siamo sicuri sarà di grande interesse per i lettori dell’editoriale Informazioni Digital Writing

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