Edda in Prosa: L’opera di Snorri Sturluson e il suo impatto culturale
L’Edda in Prosa, nota anche come Edda di Snorri o Edda Minore, è uno dei punti cardini della letteratura norrena, redatto attorno al 1220 dallo storico islandese Snorri Sturluson. Quest’opera, concepita in piena epoca cristiana, aveva come obiettivo principale quello di preservare e tramandare l’arte della poesia scaldica, divenuta ormai arcaica e difficile da comprendere per i lettori dell’epoca.
La struttura dell’opera
L’Edda si compone di quattro sezioni principali, ciascuna con uno scopo preciso:
A Prologo
In questa introduzione, Snorri adotta un approccio biblico ed evemeristico*, tracciando una linea che va da Adamo ed Eva all’arrivo degli Æsir – gli dèi della mitologia norrena – in Scandinavia, che egli identifica come migranti da Troia.
B Gylfaginning (“L’Inganno di Gylfi”)
In circa 20.000 parole, Snorri racconta in forma dialogica i miti fondamentali della mitologia norrena, esplorando la cosmogonia e le divinità principali attraverso un dialogo tra il re Gylfi e le enigmatiche figure divine che lo ingannano con le loro risposte.
C Skáldskaparmál (“Dialogo sull’Arte Poetica”)
Questa sezione, di circa 50.000 parole, è un trattato sui kenningar – elaborate metafore poetiche tipiche della poesia scaldica – e contiene molteplici esempi pratici.
D Háttatal (“Trattato di Metrica”)
Qui, in circa 20.000 parole, Snorri analizza i ritmi e le strofe utilizzati dagli scaldi, fornendo un catalogo di forme poetiche.
Il contesto storico e culturale
Composta in un periodo di transizione culturale, in cui il cristianesimo aveva ormai soppiantato il paganesimo norreno, l’opera si presenta come un tentativo consapevole di preservare un patrimonio altrimenti destinato all’oblio. Sebbene Snorri fosse cristiano, il suo lavoro rappresenta una finestra su un mondo di credenze e pratiche poetiche che rischiava di andare perduto.
Evoluzione e dibattito critico
L’origine del termine Edda è ancora oggetto di discussione. Potrebbe derivare da un toponimo, indicare un termine per “nonna” (metafora del racconto tradizionale tramandato ai posteri) o essere la corruzione di un termine precedente.
La critica moderna sottolinea che Snorri, nel compilare l’opera, abbia adattato il materiale mitologico per scopi poetici e didattici, modificando i miti in modo a volte irrecuperabile. È anche probabile che egli abbia attinto a fonti più antiche, alcune delle quali sono andate perdute o sono sopravvissute in forma parziale nella cosiddetta Edda Poetica, un’opera anonima successiva.
I manoscritti principali
L’Edda in Prosa ci è pervenuta attraverso sette manoscritti principali, redatti tra il XIV e il XVII secolo. I più rilevanti sono:
- Codex Regius (R): Composto nel 1325, è oggi custodito nella Biblioteca Árni Magnússon di Reykjavík.
- Codex Wormianus (W): Risalente al 1340-1350, è conservato nella Collezione Arnamagnæana di Copenaghen.
- Codex Trajectinus (T): Una copia realizzata intorno al 1600, oggi a Utrecht.
- Codex Uppsaliensis (U): Redatto nel 1300, è l’unico manoscritto a contenere un riferimento diretto a Snorri come autore. Vi si legge:Bók þessi heitir Edda. Hana hefir samansetta Snorri Sturlusonr eptir þeim hætti sem hér er skipat
(Questo libro si chiama Edda. Lo compose Snorri Sturluson secondo quanto qui descritto).
Riflessione
L’Edda in Prosa rappresenta non solo un manuale tecnico di poesia scaldica, ma anche un’inesauribile fonte di miti e tradizioni norrene. Grazie a quest’opera, Snorri ha garantito la sopravvivenza di un patrimonio culturale unico, rendendo il suo contributo inestimabile per la letteratura mondiale e la storia delle religioni.
** L’evemerismo è una teoria secondo cui gli dèi della mitologia sarebbero in realtà personaggi storici divinizzati nel tempo. Proposta dallo scrittore greco Evemero di Messene, questa interpretazione vede le divinità come eroi, re o figure straordinarie la cui memoria è stata trasfigurata in racconti leggendari e soprannaturali, spiegando così l’origine umana dei miti.